Angolo Terme: Pietra, ferro e legno
 
25040   Angolo Terme
 

Il Lago Moro

 
Chiesa o luogo sacro Villa o palazzo

 
A piedi A cavallo In bicicletta

 
Paesaggistico Floristico - vegetazionale Storico

 

Ad Angolo generalmente si va per le terme o per la piscina. Pur amando il verde tranquillo del parco termale ed il sole che ti abbronza sui bordi dell’acqua, io preferisco il paese con le sue tracce d’antica malinconia: i portali in arenaria rossa, gli stemmi medioevali, le fontane, le chiese, i balconi di legno lungo i quali si arrampica la vite, le logge ad arcate sostenute da eleganti colonnette di pietra grigia di Sarnico. Devi camminare piano lungo le stradine di questo paese, come del resto in molti altri della Vallecamonica: i gioielli si scoprono a poco a poco, sono nascosti, ma se li trovi possono riempirti il cuore di stupore e di gioia. Noti subito, soprattutto ammirando l’antica casa Laini, di nobile struttura ma oggi un po’ rovinata, come qui venisse usato il ferro come ornamento nei terrazzi e nelle cancellate. E’ naturale, visto che la valletta, dove scorre profondo e selvaggio il Dezzo, fu centro minerario fin da tempi molto antichi, visto che l’antica famiglia nominata ebbe una lunga e proficua attività nel commercio del ferro. Si possono ammirare eleganti fontane, rosse di pietra simona nella piazzetta della chiesa, sotto una grande nicchia con arco ribassato, altre d’occhialino della Valle nel cortile della casa ex Federici.


La chiesa parrocchiale di S. Lorenzo contiene opere d’arte notevoli. Sono belle le porte esterne, soprattutto quella maggiore, intagliata da un anonimo artista del XVIII secolo, esperto nel comporre scene della vita di Gesù, sensibile anche al paesaggio che fa da sfondo alle formelle. L’interno contiene opere di Andrea Fantoni e della sua scuola. Bella la statua di S. Antonio di autore ignoto, deliziosa la soasa fantoniana che la circonda, dipinta a colori leggeri, con sfondi azzurri e verdini, oro negli ornamenti delicati, bianche le giovani donne, mosse e vivaci, gli angioletti a grappoli intorno ai capitelli nelle lesene laterali. Più realistiche due piccole statue di un altare laterale, S. Lorenzo e S. Carlo del Fantoni. Vezzoli, con l’abilità e la sensibilità che gli erano proprie, descrive il giovinetto Lorenzo naturale e spontaneo, quasi avvitato su se stesso in uno svolazzo di vesti, impacciato invece, curvo e striminzito il Borromeo, che appare stanco e teso con l’aureola che gli pesa sulla testa reclinata.
Di un maestro della prima metà del secolo XVIII sono gli originali stalli del coro con i dodici apostoli e quattro scimmie, che sembrano tratte da un bestiario medioevale, dove stavano a significare i più bassi istinti umani.



Lungo la vecchia strada per la valle di Scalve sorge la chiesa di Santa Elisabetta edificata nel XV secolo, ma più volte modificata nel tempo. E’ molto semplice ma con il fascino delle cose antiche.
Uno stupendo panorama si può ammirare dall’eremo di San Silvestro, ben restaurato, con un elegante porticato ad archi, bei portali in granito e finestre circondate d’arenaria rossa: esso sorge a mezza costa lungo la strada che porta al lago Moro, luogo suggestivo e di grande interesse scientifico per alcune sue caratteristiche peculiari, d’importanza europea. Il prof. Fontana, nel suo libro “Terra di Vallecamonica” dice: “La tradizione vuole che il vasto ambiente sotto il pronao dell’eremo fosse un cimitero degli appestati, che vi venivano calati da una botola posta davanti alla chiesa”.






Periodo consigliato: tutto l’anno

Da vedere:
all’interno della Chiesa parrocchiale le opere di Andrei Fantoni e della sua scuola

Periodo storico:
il santuario eremo di S. Silvestro fu iniziato nella prima metà del ‘500 e terminato nel 1745 mentre la Chiesa di S. Elisabetta è del ‘500-600


Bibliografia
“…Ti racconto un itinerario singolare” Consorzio delle Pro Loco camune-sebine



 
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