Borno: Ricca di turismo e di resti antichi
 
25042   Borno
 

L' altopiano di Borno

 
Chiesa o luogo sacro Borgo o centro storico

 
A piedi In bicicletta

 
Paesaggistico Storico Architettura rurale

 

Si può salire a Borno per passarci una vacanza o, come è successo a me, per rivedere nella parrocchiale, il paliotto del Picini (sec. XVII), elegante, a fregi dorati su prezioso fondo verde: le testoline degli angioletti paffuti sembravano ancora piangere per la perdita delle due preziose statuette laterali: l’imperatore Costantino e la madre S. Elena, rubate parecchi anni fa. Ancora ho provato un senso di ribellione, poi di impotenza, come se mi avessero rubato qualcosa di molto caro e personale. Uscendo dalla chiesa, il largo sagrato limitato da balaustre e muretti di pietra simona, con vecchi alberi maestosi, la vista delle montagne limpide tutte intorno mi hanno tranquillizzato. Sul lato destro della chiesa ho letto in alto: “Ruit hora”, il tempo corre veloce. Devi quindi accettare tutto ciò che porta via anche se ti costa molta fatica. Mi faccio aprire l’oratorio di S. Antonio, accanto alla parrocchiale, un bel monumento di struttura quattrocentesca. Non avevo dimenticato lo splendido affresco che viene attribuito a Callisto Piazza da Lodi, raffigurante la Madonna in trono con Bambino fra i santi Rocco, Antonio, Giovanni Battista e Martino.
Ho ammirato, sempre nell’oratorio, lo sfondo curatissimo, con particolari curiosi e simpatici, i colori smaglianti di un dipinto su tela, rappresentante l’incendio di Borno del 1668, provocato dagli abitanti della Val di Scalve per rivalità di pascolo. La leggenda vuole che essi incendiassero il paese usando dei gatti, alla coda dei quali avevano attaccato tizzoni ardenti.
Scendendo le scale di granito della chiesa ci si trova in una piazzetta deliziosa, lastricata di nuovo. Sembra quasi dipinta tanto è colma di caldi particolari: portali di pietra, stemmi, portici poggiati su pilastri eleganti, balconi fioriti, una splendida fontana di arenaria rossa del secolo XVII.



Camminando per il paese si notano angoli suggestivi: case antiche, d’impronta medioevale, alcune perfettamente restaurate, torri di conci bugnati, terrazzini in ferro battuto, ricche inferriate, alti pergolati, fontanelle esagonali di pietra rossa con mascheroni sorridenti. Elegante e raffinato l’albergo Venturelli con uno splendido camino interno del ‘600.


Da Borno partono strade e sentieri che raggiungono mete naturalistiche incantevoli: il lago di Lova, presso il quale all’inizio del ‘900 furono trovate punte di freccia di selce, corna di cervo, raschiatoi, fuseruole di età neolitica e resti di una tomba preromana ad inumazione, i rifugi San Fermo e Laeng, il monte Altissimo, Croce di Salven, la Fonte dei Pizzoli, sorgente d’acqua naturale che potrà dissetarvi dopo la fatica della passeggiata.
Davvero non ci si aspetta un Borno così bella, ospitale, piena di turisti, ricca di resti antichi, un paese che cerca di vivere unendo con intelligenza il passato e il presente, rispettoso della natura che lo circonda.






Note:
Borno - Laeng (1760 m) tramite il sentiero n° 82 in circa 2 h e 30 min ( il rifugio è aperto tutti i giorni di luglio e agosto mentre nei mesi di giugno e settembre solo nei fine settimana)
Borno – San Fermo (1868 m) tramite il sentiero n° 82 in circa 3 h e 30 min ( il rifugio è aperto tutti i giorni da giugno a settembre mentre a maggio solo nei fine settimana)

Da vedere:
il paliotto del Picini all’interno della parrocchiale e all’oratorio l’affresco attribuito a Callisto Piazza da Lodi

Periodo storico:
la parrocchiale venne ricostruita fra il 1771- 1781 sulle vestigia della chiesa precedente, consacrata nel 1146, dopo una ricostruzione parziale nel 1747; l’oratorio è del XV secolo


Bibliografia
“…Ti racconto un itinerario singolare…” Consorzio delle Pro Loco camuno-sebine



 
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